L’artista giapponese di fama mondiale Yayoi Kusama e la maison del lusso Louis Vuitton si incontrano, a distanza di dieci anni dall’ultima collaborazione, in un progetto spettacolare.

Una celebrazione dell’arte attraverso la moda e della moda attraverso l’arte, questo il fil rouge alla base del progetto. Una ricerca artistica che passa per emblematici, ripetitivi e colorati pois, simbolo della camaleontica artista giapponese, che hanno invaso, segni di un dialogo fatto di idee riconoscibili ed immediate, l’intero universo Vuitton.

La ricerca dell’infinito dell’artista giapponese si riflette su Creating Infinity – questo il nome della campagna –, in una spinta verso il perpetuo, l’eterno, l’immortale.

Le più importanti boutique di tutto il mondo del marchio francese e le più importanti billboards sono divenute tele di un dipinto in divenire, dalle vetrine dello store di New York, sulle quali un robot con le sembianze dell’artista dipinge pois, al palazzo degli Champs-Elysées, sede di una surreale istallazione.

Ossessivi e ripetuti, i pois invadono lo spazio, contaminano tutte le superfici, offrendo ai visitatori la possibilità di diventare i protagonisti di un’esperienza distopica, nella quale a farla da padroni sono l’arte e la moda, in un incontro che si ripete all’infinito.

Pur di fronte alla meraviglia, però, la collaborazione tra il colosso del lusso francese e Yayoi Kusama ha destato più di una perplessità: qual è stato il vero contributo dell’artista, ormai fragile, in una tanto imponente campagna di rebranding? E ancora, tutto ciò non rientra forse nella commercializzazione dell’arte?

Né Louis Vuitton né l’artista francese hanno risposto alle critiche, lasciando piuttosto ai consumatori finali la possibilità di prendere parte ad un’esperienza immersiva di dimensioni epiche, capace di rivoluzionare, in una sinergia originale tra arte e moda, sia a livello di consumo, sia di presentazione degli artisti, la comunicazione del lusso internazionale.